Personalmente non amo molto la definizione “nativo digitale“, che dovrebbe indicare, da parte dei miei figli, una maggiore facilità nei rapporti con delle tecnologie con cui hanno a che fare dalla nascita, perché non mi pare che la dimestichezza con gli strumenti li aiuti ad essere padroni di essi, anzi. Detto questo ammetto che i miei figli hanno una esposizione alle tecnologie incredibile ed io stessa, per necessità o pigrizia, ho incoraggiato questo contatto molto precoce. Tutto è iniziato con il treno, quando andando al lavoro fuori città, mi portavo la figlia piccola (ora media XD) nel marsupio in treno con me per lasciarla al nido aziendale. Se nella maggior parte dei casi dormiva, non sempre la cosa era certa e, durante un convegno particolarmente stressante, ho accettato la possibilità di iniziare ad usare lo smartphone per intrattenerla quando non avevo alternative. Se siete dei genitori sani, che riescono ad andare a cena coi bambini piccoli e inorridiscono nel vedere che qualche genitore allunga il telefono al bambino quando ormai scalpita e non si trattiene, questo post non fa per voi. Anche io cerco i locali con baby room, intrattenimento bambini o porto scatole di macchinine e colori, ma obbiettivamente non tutti i locali sono sicuri e tolleranti con bambini che si inseguono gattonando sul pavimento per giocare e colorare e le rarissime volte che esco in un contesto non per bambini (compleanni o simili) alle volte non resisto e voglio scambiare qualche parola con gli altri adulti… lo so, è puro egoismo, ma se capita anche a voi, ci sono alcune cose che è utile sapere, in particolare se come me usate Android (lascio iOS a chi se lo può permettere). Leggi tutto “Diario di una mamma di nativi digitali (parte 1?)”