Anche se ormai la maggioranza dei mie acquisti di accessori per macchine da cucire avviene su internet, raramente acquisto macchine intere se non posso ritirarle di persona. Questo mi ha portato a gite in tutto il centro-nord, da Torino a Pavia o Venezia, ma anche Arezzo e le colline fiorentine. Ovviamente, visti i costi del trasporto, le gite non servivano a risparmiare sui costi di spedizione ma ad accertarmi di ricevere una macchina e non un rottame. Le macchine spedite erano state in genere quelle acquistate “per pezzi”, ovvero di cui potevo correre il rischio che venissero ammaccate. Oppure acquistate a prezzi irrisori o comunque molto inferiori a quelli sparati in Italia, all’estero, come le mie Elna, che però hanno il pregio di essere contenute in una valigia di ferro a prova di corriere. Quando ho spedito macchine ho sempre impiegato un paio di ore buone per l’imballaggio, per cui è evidente che per il costo del pacco celere nessuno perderà tempo ad imballare la macchina! Questo caso però era diverso: la macchina era in Germania, il cofano di legno era già danneggiato, dalle foto si vedevano delle scheggiature nella vernice e mancava la placca dell’ago e qualsiasi accessorio, per cui c’erano tutte le premesse perchè l’asta restasse deserta o quasi. Ed infatti, senza troppe sorprese, ho vinto questa simpatica Singer 66 con motore originale e reostato a ginocchio per una cifra inferiore ad un decimo delle spese di spedizione… L’ho presa più che altro per curiosità, perchè negli stessi giorni mia madre ha trovato anche lei una 66 (ma inglese del 1908 in versione “Lotus”) con piedini ad attacco posteriore e non mi era ancora capitato di vedere in Italia modelli con il reostato a ginocchio così vecchi (l’elettricità in Italia è stata un lusso fino agli anni ’60 almeno!)
Con queste premesse ed il mio tedesco da google translator avevo solo due opzioni: offrire alla venditrice di pagare il suo tempo extra per farmi un buon imballaggio o sperare nella fortuna. Ho provato a scriverle senza però ottenere risposta finchè una decina di giorni dopo ho visto che era passato il corriere ed ho cominciato a tremare… Il pacco, consegnato nel pomeriggio con un secondo tentativo, non presentava alcuna indicazione relativa all’alto, al contenuto fragile… infatti stava su un fianco in attesa di essere scartato. Un altro punto a sfavore erano le dimensioni, decisamente minime per me che rivesto tutto con spessori di 5 cm di polistirolo, senza parlare del rumore di parti metalliche in movimento uscito dallo scatolone quando l’ho girato in modo che posasse sulla base.
Il pacco era stato accettato senza riserva e quindi dovevo essere precisa nel fotografare le sue condizioni se volevo sperare, in caso di disastro assoluto, in un rimborso almeno delle spese di spedizione… ammesso che un pacchetto evidentemente malfatto fosse ammissibile di rimborso. Unico punto a favore, non c’erano evidenti segni di danni all’imballaggio. Non avendo tempo la sera, ho lasciato riposare in ingresso e mi sono dedicata ad altro fino al giorno dopo, quando è finalmente giunto il momento di affrontare il problema.
Mi sono armata di forbici e macchina fotografica ed ho iniziato a tagliare lo scotch che teneva insieme il cartone. Ammettiamolo, il cartone attorno alla scatola è comunque meno peggio dello scatolone largo in cui la macchina ed il cofano nuotano liberi insieme a qualche patatina di polistirolo, spostandosi da una parte all’altra ogni volta che il contenitore viene spostato e girato (avete mai visto un corriere fare caso alla scritta “alto-fragile”? io no, nemmeno quando ci consegnavano computer e schermi direttamente dal magazzino dei distributori, erano regolarmente sottosopra…). Aperta la falda superiore, due cose mi colpiscono: la prima è il buco nel cofano, che conosco per aver già visto in altre foto di spedizioni di macchine da cucire, la seconda il ferro della ginocchiera, incastrato all’esterno in un sacchettino di plastica senza neppure un minimo di imbottitura.
Inutile dire che sul retro del cofano, oltre alle spaccature già visibili inizialmente in asta, ne sono comparse di nuove, in parte causate dalla pressione della ginocchiera di ferro, in parte, lo so già, dal fatto che la macchina non è stata fissata alla base ed il pacco deve essere stato girato, se non sottosopra, almeno sul retro. Il foro superiore infatti è stato certamente causato dal portaspolette e le crepe che vedete nella foto dall’urto della testa contro il cofano. Se avete alzato una vecchia macchina facendo perno sulle cerniere posteriori, potete immaginare la scena all’interno del coperchio, con la macchina che sbatte su tutto quello che si trova dietro di lei. A questo punto non mi restava che vedere quanti danni aveva causato alla macchina questo incidente.
Continuo ad aprire la scatola per quantificare i danni, ma devo dire che mi aspettavo quasi di peggio. La base sembra intera, forse perchè è piuttosto massiccia, ospitando il reostato, ed i danni al coperchio sono solo posteriori. Alla base della scatola, una volta aperto il cartone, trovo la punta di un ago rotto, i pezzetti di un anellino nero di plastica e … degli aghi di pino O_O. Il coperchio è sgranciato, lo avevo già notato nelle foto dell’asta. La proprietaria, non possedendo accessori, non ha la chiave per aprire la serratura.
La cosa divertente è che io di chiavi invece ne ho due, arrivate anche loro dalla Germania con le scatole di accessori verdi di latta per la Singer 15! Ma credo che la cosa abbia contato poco rispetto ai danni dovuti alla base della macchina non fissata alla base di legno… Alzato il coperchio le mie intuizioni sono tutte confermate: un pezzettino di legno vagante si è staccato dall’interno del coperchio (dove serviva probabilmente a tenere in posizione la leva del reostato), la spoletta ha trovato posto sopra la presa elettrica.
La base è sollevata dal legno, appoggia sulla vite che dovrebbe fissare la linguetta che la tiene insieme alla base. Ovviamente tale linguetta nulla ha potuto con il peso della macchina in trasporto, la vite è danneggiata e storta e riesco a svitarla solo dopo alcune martellate tangenziali con cui la raddrizzo almeno un po’. Al di sotto il cavo elettrico è moderno e ci sono anche una seconda spoletta e la placca scorrevole che pensavo mancasse, dato che non era presente nell’asta. La placca deve essere fissata dall’interno verso l’esterno, altrimenti non resta in posizione. Proprio per questo molto spesso non è ben attaccata nelle macchine di chi ha perduto il manuale!
Ispezionando i danni, noto che il legno vicino ai ganci con cui la macchina è fissata alla base di legno presenta delle crepe (non che mi aspettassi il contrario) ed il portarocchetto superiore, quello che ha causato il foro nel coperchio della scatola, non si trova da nessuna parte. Escludendo l’ipotesi che dopo essersi staccato sia uscito dalla scatola, non ho la più pallida idea di dove possa essere finito. Per fortuna sono già in attesa di perni portarochetto che avevo ordinato per un’altra macchina, ma non mi spiego la sparizione! La macchina è stata impacchettata con l’ago montato, la spoletta in posizione (benchè mancasse la placca scorrevole) ed il piedino appoggiato alle griffe, la lampadina attaccata… una serie errori che uno vorrebbe fossero evitati nella spedizione della macchina, ma non posso dire molto… Come notate dalla foto la Singer 66 (come la sorella minore 99) non usa le classiche capsule classe 15 della maggioranza delle macchine, ma le spolette vanno inserite orizzontalmente nel cestello a sinistra delle griffe. Prodotta negli Stati Uniti a partire dal 1902 e in Europa dal 1907, questa macchina ha rappresentato fino agli anni 30 il prodotto top della Singer finchè non è entrata in produzione le 201. Le prime serie, sia nella versione americana che in quella europea, usano, al posto dei piedini con attacco basso già in uso nella serie 15, dei piedini con attacco posteriore (back clamp) di cui sono note almeno tre edizioni. Non ho ancora capito bene come distinguerle, ma se siete in possesso di una 66k a fiori di loto o a sfingi con questo attacco, sappiate che i piedini ci sono, basta cercare lontano dai negozi italiani.
Quanto alla mia, con piedini standard, per ora ho solo raddrizzato a martellate il perno che ferma la macchina alla base e mi preparo ad affrontare con calma i vari problemi, dalla pulizia ed oliatura della macchia, all’incollaggio e riparazione del legno, per finire con il motore originale ed il reostato della base che mi incuriosivano molto vista la rarità relativa di motori del tempo in Italia.
Quanto agli accessori, già molti erano in attesa di entrare in uso, chiave del coperchio in primis, o sono stati trovati negli ultimi giorni, mentre il piedino per l’orlo a giorno (in particolare la speciale placca ago per la 66) è in arrivo grazie ad una gentilissima signora del gruppo Singer Attachments… Al solito la spesa per la macchina è irrisoria rispetto al fatto di farle avere il suo corredino originale… ma continuo a ripetermi che ci sono hobby più costosi che far rivivere vecchie macchine da cucire… senza nemmeno la soddisfazione di vedere una cucitura uscire da una macchina ferma da 20 anni…
Vi terrò aggiornati 😉
Un commento su “Cronaca di una morte annunciata … con principio di rianimazione ;)”